I lati oscuri della gravidanza: quello che le mamme non dicono

gravidanza paure

Ho promesso a me stessa che avrei scritto questo articolo durante una giornata terribile: ero al secondo mese di gravidanza, iniziai a rimettere alle 8 del mattino in treno, mentre andavo a lavorare in trasferta , e finii a Torino alle 23.30 di sera.

Quel giorno pensai che nessuno mi aveva preparata a tutto quello che stavo vivendo: avevo sentito parlare delle nausee del mattino, ma alle 5 del pomeriggio il mattino era passato da un pezzo. Per tutta la gravidanza ho collezionato dettagli interessanti e perlopiù taciuti e ho deciso che io avrei parlato. C’è uno strano complotto tra le mamme: come a voler evitare l’estinguersi della specie, di certi dettagli non si parla.

Da ribelle quale sono, io invece avrei detto la verità a chi sta pensando di aver un figlio: che la gravidanza non è solo rose e fiori e farfalle nella pancia; le simpatiche farfalle possono diventare tondini di acciaio da un momento all’altro. E avrei lanciato un abbraccio a chi sta vivendo una gravidanza in questo momento o ha avuto un figlio da poco: non siamo sole e non siamo sbagliate se in alcuni momenti la paura e il fastidio superano la felicità e la commozione.

Ci tengo a precisare che ho amato molto la mia gravidanza e i momenti di felicità sono stati tantissimi, quasi parte di un elenco infinito: mi sono sentita parte attiva del miracolo della vita ed è stato grandioso. Ma non è di questo che voglio parlare: gli articoli sulle meraviglie del diventare mamma li potete trovare facilmente e ovunque.

Certamente abbiamo tutti quell’amica o parente che ha vissuto una gravidanza perfetta, un parto di 7 minuti e ha fatto 5 figli. E sono felice per loro moltissimo, meno male che ci sono. Sono una percentuale bassissima però delle donne che hanno figli. Anche per questo voglio dedicarmi alle ombre, dare voce al mio lato cinico e provocatorio, liberarmi e liberare chi mi legge dall’obbligo della positività a tutti i costi. Le ombre sono parti essenziali di noi e se non diamo loro uno spazio, se lo prenderanno quando meno ce lo aspettiamo.

Ora che ho chiarito gli intenti, da dove cominciare?

Come cambia il tempo. Quando aspetti un bambino, i medici, le ostetriche e tutte le persone con cui entri in contatto, cambiano la tua percezione del tempo: pensavi che la gravidanza durasse circa 9 mesi? E invece no! Dura 40 settimane. 40 settimane, se consideri una media di 4 settimane al mese, sono circa 10 mesi. Già. E questo mese in più da dove è spuntato fuori? Perché alle elementari non ci insegnano che la gravidanza dura quasi 10 mesi o 9 mesi e un po’? Forse per comodità, o perché si pensa “tanto, più o meno siamo lì”.

E invece no. Volevo dirvi che quando sei incinta la durata dei giorni cresce in modo direttamente proporzionale all’avvicinarsi della scadenza: un giorno all’ottavo mese dura circa una settimana. Per non parlare di quando la tua pancia diventa così grande che non riesci a vederti i piedi (ma ci arriveremo!). Quindi, tu che pensavi di essere al secondo mese scopri di essere all’ottava settimana e che dovrai ragionare in settimane fino al parto: ad ogni visita, prelievo, corso, incontro ti verrà chiesto a che settimana sei e, insomma, meglio essere preparati.

Un momento magico. Ci hanno portati a pensare che la gravidanza sia un momento meraviglioso, lo chiamano addirittura “stato di grazia”. Io devo avere sbagliato nazione perché tutta  sta grazia non l’ho vista.

I primi 3 mesi ho avuto nausee spesso e volentieri, a qualunque ora del giorno (per dirne una all’inizio del quarto mese pesavo meno di prima di rimanere incinta). Accompagnate da ansia che il Respiro mi aiutava a tenere a bada ma non riusciva ad evitarmi – sai, sono gli ormoni! –, stanchezza cronica – è il progesterone, ti obbliga a riposarti perché il tuo corpo sta facendo un gran lavoro per far crescere il bambino dentro di te! -, una sensazione di fine imminente che può arrivare da un momento all’altro – gli aborti nel primo trimestre sono numerosissimi, sarebbe più che normale e naturale! –  e il terrore dell’incertezza “sarò sano? E se poi non è sano che faccio? E se gli esami dicono una cosa e poi non è sano che faccio?”.

Poi è arrivato il trimestre magico, il secondo. Hai poca pancia, il bambino inizia a muoversi ma non è fastidioso, le energie tornano a farsi sentire, così forti che scaleresti le montagne. Hai una pelle e dei capelli da favola e quando cammini lasci scie di vapori colorati e cinguettio di uccellini (forse mi sono lasciata prendere la mano, scusate.) Ecco, quindi stato di grazia arrivato? Ecco, c’è un piccolo dettaglio, scritto in piccolo al fondo del contratto… una piccola postilla insomma. Avrai una emotività pari a quella del periodo pre-mestruale. Però lungo 3 mesi. Tutto ti farà commuovere, piangere, emozionare, arrabbiare. Avrai la chiara percezione di non avere la situazione in mano. Per niente. Altro giro, altri ormoni che prendono il timone della barca. Una cosuccia da niente direte voi. Ma certooooo. Se vi fermate un istante, potrete vedere la realtà nello sguardo terrorizzato e nell’apnea istante dei vostri compagni. Sul loro volto c’è chiaramente scritto “E adesso cosa succederà?!”

Ed eccoci arrivati all’ultimo trimestre. Tre mesi lunghi 3 anni in cui la pelle e i capelli da favola non bastano più a farti sentire bellissima, perché lo specchio inizia a deformare l’immagine che hai sempre avuto di te. Diventi tonda, circolare, sferica, balenaforme. E tutti ti dicono che sei bellissima, che stai compiendo il miracolo. E hanno ragione.

E… ha ragione anche quella parte di te che si guarda con gli occhi della ragazza seduttiva che eri prima e non si riconosce. E si chiede quanto tempo passerà dopo il parto prima di tornare quella di prima. Se tornerai mai quella di prima. Questo periodo della gravidanza è accompagnato dalla curiosità sempre crescente, una voglia di conoscere tuo figlio irrefrenabile e costantemente presente, intervallata dai primi pensieri minacciosi che avevi accantonato fino a quel momento: come sarà il parto? (ecco sul parto, spenderò parole più approfondite in un articolo apposta.. ci sono troppe cose da dire e vi tedierei!).

E non dimentichiamo che il simpatico inquilino che si prepara ad uscire è diventato discretamente grande, è bello scomodo e cerca di farsi spazio: dandoci sonori calci nelle costole, spingendo sulla vescica (in una notte andavo in bagno anche 4 volte, con una fatica immensa per alzarmi da letto ogni volta, dato il peso della pancia) e divertendosi con pugni di qua e di là.

Inoltre, soprattutto nelle ultime settimane, anche le cose più semplici sono diventate complicatissime: mangiare e bere, allacciarsi le scarpe, passare in luoghi stretti, chinarsi a raccogliere un oggetto, cucinare senza appoggiare la pancia ai fornelli, farsi il bidet sapendo quello che stai facendo. La pancia è bellissima, davvero. E contemporaneamente richiede uno sforzo e un impegno nella sua gestione notevoli.

I pensieri. Il Critico dentro di me non mi ha risparmiata quasi mai durante tutta la gravidanza, con pensieri del tipo: “Ecco non eri pronta, sei rimasta incinta al primo colpo e adesso la tua emotività ha bisogno di riassestarsi, per forza hai l’ansia!”; “Ma guarda come ti sei ridotta, proprio tu che parli tanto di accettazione..”; “Sarai in grado di crescere un figlio? Non riesci neanche a guardare uno spot in tv senza piangere!”; e altri complimenti del genere.

Perché non importa quanto lavoro tu abbia fatto su di te, la gravidanza tirerà fuori gli irrisolti della tua vita e te li proporrà sotto forma di paure, giudizi e situazioni di cui ti considererai la responsabile, nel migliore dei casi, o la colpevole, nel peggiore. E invece no, alla fine ho capito che andavo bene così. Che ero umana e che avere una paura nera del cambiamento che stavo vivendo era più che normale e anche sano. Quando l’ho capito e ho avuto l’illuminazione le nausee sono magicamente sparite! No! Perché la logica del corpo cambia quando sei incinta. E l’unica cosa che si può fare è arrendersi all’intelligenza della Natura e smettere di voler fare le cose per bene. Vuoi fare le cose giuste? Ecco, non puoi fare altro che avere pazienza e fiducia. Sei un animale, programmato per riprodurti e la Natura sa cosa fare perché questo avvenga. Punto.

Il mondo intorno a noi. L’ultimo punto di questo elenco è dedicato agli altri. I compagni, genitori, zii, amici, conoscenti, sconosciuti che incontri al supermercato e affini. Ecco. Succede all’incirca così: nessuno sa davvero cosa stai vivendo, neanche chi ci è già passato, perché ogni gravidanza è diversa; e tutti (ma proprio tutti) avranno qualcosa da dirti per farti vivere al meglio la gravidanza e non fare errori. Io li chiamo CNR, Consigli Non Richiesti. Purtroppo non si possono evitare, solo ignorare. Un’arte in cui sono diventata bravissima e che mi è servita ancora di più dopo la nascita di Gaia Luna.

Prima di chiudere questo articolo che spero ti abbia fatto un po’ sorridere oltre che riflettere, ci tengo a ringraziare chi mi ha accompagnato durante quei nove-dieci mesi senza farmi mai mancare un appoggio, un porto sicuro in cui poter ormeggiare la barca dei dubbi e delle paure.

Jonathan, il mio compagno, che di pazienza ne ha avuta un bel po’ e ha cambiato il pannolino ad un bambolotto al corso pre-parto. Credo che questa immagine valga più di mille parole.

La mia famiglia di origine, che vive lontana da me (o meglio io vivo lontana da loro, dato che sono io ad essermi spostata in effetti), ma è riuscita a farmi arrivare il suo tifo e la sua presenza anche a 500 km di distanza.

Domenica Di Siena, l’ostetrica del consultorio di Cesena, che ci ha accompagnati durante la gravidanza (e anche dopo in realtà) e che per prima mi ha permesso di illuminare e abbracciare le ombre di questo percorso, dandomi la percezione netta che andava tutto bene proprio così, che, vi assicuro, in quei 9 anni, vale tantissimo e anche di più. Sono una donna fortunata: gli alleati migliori non mi sono mai mancati.

Ps: una cosa che si dice sulla gravidanza per me è stata vera, verissima. Gaia Luna mi ha ripagata di tutto e si è merita ogni nausea e ogni dubbio. La amo in modo spassionato e ogni volta che la guardo mi incanto. E vi assicuro che, nell’arco di una giornata, mi capita di guardarla parecchie volte. Insomma, mi ha trasformata in una mamma adorante e rincoglionita, come tutte le altre.

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