Scopri chi sei davvero con il Voice Dialogue

Negli oltre vent’anni di lavoro su me stessa, ho cercato di dare un senso a tante cose:

Come mai mi comportavo in un certo modo?

Da dove venivano i miei blocchi e le mie difficoltà?

Come fare a cambiare le cose?

Ogni tecnica, ogni esperienza e ogni approccio che ho incontrato mi hanno insegnato qualcosa, hanno aggiunto un pezzetto al puzzle della mia consapevolezza.

Quando ho incontrato il Voice Dialogue però è stato come trovare tanti pezzi tutti insieme: questo approccio (e la Dinamica dei Sè che fa da cornice teorica) mi ha letteralmente cambiato la vita e il modo di lavorare.

E ha dato la riposta più piena e soddisfacente alle domande:

Qual è la parte più profonda di me?

Come/dove trovarla?

Chi sono davvero?

Come posso costruire un vero equilibrio dentro di me?

Partiamo dalle basi: come si forma il nostro carattere? Come diventiamo chi siamo?

Secondo molti approcci psicologici è chiaro che il carattere si forma in tenera età, già dalla primissima infanzia: ogni nostra esperienza importante e significativa può modificarlo e trasformarlo, ma la base di partenza si crea già a partire dai primi mesi di vita.

Ognuno di noi viene al mondo con una sorta di “impronta digitale psicologica“, un bagaglio di caratteristiche che ci rendono unici: come il colore degli occhi, dei capelli e la forma del naso… Anche la nostra mente ha le sue caratteristiche.

Già da bambini manifestiamo delle preferenze e attitudini che dapprima si manifestano come “quando eri bambino dormivi molto” o “non dormivi per niente”, “mangiavi tutto e tanto” o “bisognava convincerti a mangiare”, “amavi i cavalli” o “ballavi già nella culla”.

Ogni bambino, anche piccolissimo, ha delle caratteristiche proprie, che possono mantenersi e definirsi sempre di più durante il corso della propria vita, oppure possono venire dimenticate o represse, nascoste, per milioni di motivi.

Questa impronta digitale psicologica è strettamente legata ad un’altra caratteristica che accomuna tutti i bambini del mondo: l’estrema vulnerabilità e fragilità.

Quando veniamo al mondo siamo senza difese e completamente dipendenti dal mondo esterno.

Per questo la nostra sopravvivenza è legata alle attenzioni, all’amore e al riconoscimento da parte dei nostri care givers (genitori o nonni, educatori, etc): queste necessità vengono prima di qualsiasi altra cosa, anche prima del rispetto di quelle attitudini e desideri che sentiamo come nostri.

Per questo, in maniera del tutto inconsapevole, scegliamo quali comportamenti e caratteristiche personali siano “ok” e quali invece sia meglio evitare in risposta alle reazioni del mondo esterno: se un comportamento viene sanzionato duramente è facile che con il tempo quella parte di noi venga messa da parte, nascosta sotto il tappeto, rinnegata.

Ed è così che si forma il nostro carattere. È così che dimentichiamo chi siamo davvero (nel profondo) e, per proteggere la nostra vulnerabilità, diventiamo ciò che è necessario essere.

Non è una cosa del tutto negativa, fa parte dell’adattamento che è alla base della sopravvivenza e dell’evoluzione della specie umana: se c’è una cosa che l’uomo sa fare è plasmare se stesso per manipolare a suo favore l’ambiente e le condizioni esterne.

Il nostro carattere, le qualità che decidiamo di esprimere maggiormente (ricordo: per lo più inconsapevolmente) ci hanno permesso di creare la vita che stiamo vivendo, nel bene e nel male. Per questo spero che queste informazioni portino chiarezza e non autocritica: farci amare il più possibile, tentare di inserirci positivamente in un gruppo di pari, avere successo negli obiettivi della vita sono risultati importanti e sono frutto di quelle decisioni.

Ovviamente queste scelte possono andare in direzioni anche diversissime tra loro: se cresco in una famiglia pacata e pacifica è possibile che sarò gentile e disponibile e reprimerò il mio egoismo o la mia sana rabbia ad esempio. Se nasco in una famiglia di imprenditori avrò un carattere diverso da chi nasce in una famiglia di operai: non sarà né migliore né peggiore, semplicemente sarà diverso.

Come nascono i conflitti e la confusione?

Dall’adolescenza in poi inizia ad emergere dentro di noi un bisogno che non si era manifestato prima (o almeno non in modo così forte e chiaro): il bisogno di individuazione.

Cresce in noi il bisogno di distinguerci, di recuperare la nostra vera essenza, di fare scelte in linea con noi stessi: ricevere l’approvazione dei nostri adulti di riferimento non ci basta più, volgiamo scoprire noi stessi.

E da qui che nascono i nostri conflitti: il nostro carattere, le nostre scelte quotidiane sono state forgiate sul bisogno di appartenenza al nostro sistema socio-familiare, mentre questo bisogno spesso va nella direzione opposta.

Per questo iniziamo a sentire il conflitto tra ciò che piace a me e ciò che piace ai miei genitori: dall’abbigliamento alle amicizie, dallo studio al modo di parlare, questo conflitto si estende a macchia d’olio su tante aree diverse della nostra vita.

Con il tempo ognuno di noi trova il proprio compromesso: alcuni continuano a portare avanti le scelte più aderenti al gusto familiare, altri si ribellano, altri ancora cercano faticosamente di trovare un equilibrio.

Personalmente penso che l’equilibrio sia un processo dinamico in continua costruzione, non qualcosa che viene trovato una volta per tutte. Cambia e cresce insieme a noi.

Per questo alcune scelte che oggi funzionano, tra due anni potrebbero non funzionare più: è il normale flusso della vita.

Come fare a ritrovarci e costruire un equilibrio?

In questa fitta, impegnativa, entusiasmante e a tratti dolorosa ricerca, la chiave è quella parte dimenticata e sepolta molti anni fa dentro di noi.

All’inizio dell’articolo ti ho raccontato che la nostra impronta digitale psicologica e la nostra vulnerabilità sono strettamente legate tra loro.

Per questo, nel cercare con forza di proteggere (e nascondere)le nostre fragilità, nascondiamo a noi stessi la nostra unicità: insieme alle fragilità sepelliamo noi stessi dietro ad un muro di qualità e atteggiamenti (il Sistema dei Sè Primari nel Voice Dialogue) che ci faranno affermare nella vita, apparire più forti.

Il prezzo dell’essere forti è proprio la perdita della nostra unicità.

Per questo la strada affascinante, morbida e amorevole che il Voice Dialogue propone per recuperare noi stessi, passa in primis attraverso la riscoperta della nostra vulnerabilità.

Diventare adulti emotivamente significa tornare a vederla, considerarla e prendercene cura.

Diventare in qualche modo genitori di noi stessi, responsabili dei nostri bisogni e dell’espressione libera della nostra unicità.

Quante volte demandiamo ad altri la cura delle nostre fragilità?

Quante volte ci arrabbiamo perché gli altri non ci capiscono, quando magari per primi non abbiamo avuto il coraggio di manifestare con chiarezza i nostri bisogni? (per paura di venir giudicati, abbandonati, o a causa dei sensi di colpa ad esempio).

La tua vera forza

Quando impariamo a farci carico di noi stessi, ad ascoltare i nostri bisogni e fragilità senza giudicarli o reprimerli, quando riusciamo ad avere il coraggio di ascoltare i nostri desideri ed impegnarci in prima persona a realizzarli, scopriamo una forza tutta nuova.

La vera forza infatti non si trova nell’assenza di fragilità, ma nell’accogliere e prenderci cura delle nostre vulnerabilità (cit mia 😆)

La proposta del Voice Dialogue per me è stata e resta rivoluzionaria: trasformare noi stessi ampliando le possibilità di azione, consolidando il nostro centro e la nostra consapevolezza, abbracciando le nostre fragilità.

È un percorso intenso e impegnativo, ma anche morbido e accogliente, senza giudizio.

Un percorso che ci permette di accogliere ogni parte di noi e di trovare una mediazione unica e personale tra le varie parti e istanze che compongono la nostra mente: la parola AMPLIAMENTO sostituisce il più diffuso termine cambiamento.

Per questo ho inserito anni fa in Voice Dialogue tra gli strumenti dei miei percorsi sia personali, come YOU Academy, sia professionali come il Master per Professionisti della relazione d’aiuto o la mia Scuola di Coaching.

Perché credo che la trasformazione più profonda e duratura debba essere morbida, rispettosa di chi siamo stati oltre che di chi vogliamo diventare.

Perché in fondo dovrebbero essere la stessa persona. ❤️

Conoscevi già il Voice Dialogue?

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