Perché ringraziare fa bene a noi stessi

gratitudine

In questo periodo mi sono confrontata con il tema della lamentela su più fronti, ho anche scritto due articoli sull’argomento. Quello che vorrei esprimere in questo post è un concetto a cui tengo molto, così tanto che ho scritto e riscritto le prime righe dell’articolo almeno tre volte.

Alla fine, ho deciso di dirvelo e basta, come si fa con le cose che non si riescono a trattenere perché hanno il sapore di urgenza e di verità. La mia verità, intendiamoci.

C’è una parola che negli anni mi ha salvato dall’entrare nel loop del vittimismo a tutti i costi, che mi ha evitato la sensazione di essere sommersa dalla mia vita o che mi ha permesso di uscirne in quei momenti in cui tutto mi sembrava troppo grande o troppo difficile per me.

Questa parola è “grazie“. Se stai pensando cose come “ma come tutto qui?”, “hai scoperto l’acqua calda”, o il mio pensiero preferito in merito, “la fai facile tu, ma in certe situazioni non c’è proprio nulla di cui ringraziare”, sono particolarmente felice che tu stia leggendo questo post e ti invito a lasciare i tuoi commenti dopo aver finito di leggerlo.

Grazie è una parola che porta con sé un concetto che a sua volta apre la mente ad un atteggiamento nuovo e, per certi versi, rivoluzionario.

Partiamo dalla parola: il termine deriva dal latino gratia, da sempre associato a sentimenti di felicità e vitalità. “Dare la grazia” significava risparmiare la vita ad un condannato a morte. Le Grazie erano delle divinità romane, legate alla gioia di vivere: uno dei loro compiti era di infondere la gioia della Natura nell’animo degli altri dei e degli esseri umani. Secondo il poeta greco Esiodo i loro nomi sarebbero Splendore (Aglaia), Gioia (Eufrosine) e Pienezza, Prosperità (Talia), che la dice lunga sull’origine e le conseguenze della gratitudine nella nostra vita.

Il gesto di ringraziare sarebbe quindi legato a sentimenti di felicità. Perché se ringraziamo significa che abbiamo ricevuto qualcosa da qualcuno e glielo stiamo riconoscendo. E questo non può che migliorare il nostro umore. Da qui deriva l’atteggiamento legato al “grazie”: la gratitudine.

Numerosi sono gli studi che attestano che provare gratitudine, anche in modo consapevole, faccia bene alla salute sia fisica che mentale. Il ricercatore Robert Emmons dell’University of California, ha scoperto che praticare gratitudine abbassa i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, del 23%, riduce del 7% i sintomi di infiammazione nei pazienti con insufficienza cardiaca, combatte la depressione, diminuisce la pressione sanguigna e migliora la qualità del sonno.

Addirittura secondo gli esperti dell’University of Birmingham “La lista di potenziali benefici (della gratitudine, ndr)  è circa infinita: meno errori di giudizio, efficaci strategie di apprendimento, più supporto verso le persone, maggiore fiducia in se stessi, migliore approccio al lavoro, rinforza la resilienza, diminuisce la sofferenza fisica, influisce positivamente su salute e longevità”. (fonte Ansa)

A quanto pare essere grati a qualcuno per qualcosa, farebbe meglio a noi che a lui. Scegliere di osservare e focalizzarci su tutto quello che non va è strategicamente sbagliato per noi stessi: ci rende di cattivo umore, aumenta i livelli ormonali di stress nel nostro corpo e ci distoglie da quelle opportunità che ogni giorno possono passarci di fianco.

Ma come si fa quando le cose si mettono male e sembra che non ci sia proprio niente per cui essere grati? Ho usato il termine sembra apposta: forse l’idea non ti piacerà, ma c’è sempre qualcosa per cui essere grati. Se stai leggendo questo articolo ad esempio, molto probabilmente hai un tetto sulla testa e il tempo e i mezzi per navigare in internet, il che mi fa pensare che anche il piatto caldo sia assicurato. Per molti esseri umani questo sarebbe già abbastanza.

Inoltre la storia è piena di storie di personaggi che hanno trasformato difficoltà e limitazioni, violenze e soprusi in punti di forza e fonte di ispirazione.

Nelson Mandela è uno dei mie preferiti. Ha passato 20 anni in carcere a causa della sua lotta contro l’Apartheid in Sud Africa senza perdere di vista i propri valori e senza impazzire di rabbia: e di motivi per lamentarsi ne aveva parecchi. Invece lui ha aspettato con fede, è riuscito a diventare Presidente del Sud Africa, ha posto le basi per cambiare i rapporti tra i bianchi e i neri all’interno del suo paese e gli è stato riconosciuto il Premio Nobel per la Pace.

Certo non siamo tutti Nelson Mandela, ma lui era un semplice essere umano come tutti noi. Sono d’accordo con chi dice che non è sempre facile, nella vita di ogni giorno, continuare a ringraziare in certe situazioni, ma difficile non significa impossibile.

Ci tengo a precisare che coltivare la gratitudine non significa negare i problemi della nostra vita: vuol dire non lasciare che ci sommergano, non permettere che diventino gli unici protagonisti dei nostri pensieri e dei nostri discorsi e l’unica cosa che consideriamo reale.

La gratitudine si può coltivare, esattamente come abbiamo coltivato la lamentela. Come? Se mi segui da un po’ saprai già che mi piacciono i piccoli passi, le salite dolci e senza scossoni e anche in questo caso non sono da meno.

Esistono diversi metodi leggeri per iniziare a spostare il focus da quello che manca nella tua vita a quello che c’è.

Un sistema che mi piace molto è il Barattolo della Gratitudine: utilizza un grande barattolo di vetro e dei fogliettini, da lasciare bene in vista per non dimenticartene; e ogni giorno scrivi almeno un motivo per cui ringraziare.

Una variante del Barattolo è il Diario della Gratitudine: se ami l’ordine e i quaderni da conservare, questo metodo ti piacerà molto di più. Si tratta di scrivere 3-5 pensieri di gratitudine ogni giorno su un diario.

All’inizio potrebbe sembrarti difficile, ma ricorda che non importa che siano grandi cose. Quando non sai proprio cosa scrivere puoi rifugiarti nei dettagli (che spesso danno senso alla vita in modo intenso) : ho fatto colazione con calma stamattina, ho scambiato dei messaggi divertenti con un’amica, sono in salute (grande cosa, mica piccola!), il mio gatto mi ha fatto le fusa… L’importante in queste cose è coltivare il nostro sguardo con passi piccoli e quotidiani.

Ad un certo punto non ne potrai fare più a meno e ti scoprirai più sorridente e, “incredibilmente“, arriveranno belle sorprese, nuove opportunità e inizierai a notare più bellezza intorno a te. Come sempre, provare per credere.

Attendo i tuoi commenti e le tue esperienze in merito!!

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