Il paragone è un’abitudine che ci viene instillata fin da piccoli: gli adulti ci paragonano ai fratelli, cugini, agli altri bambini o addirittura a loro stessi (io alla tua età…).
Tutta la nostra vita scolastica è un costante paragonarci agli altri e ai loro risultati scolastici e/o sportivi, in adolescenza il giudizio su noi stessi passa attraverso il confronto con l’aspetto fisico o la popolarità dei nostri coetanei, quando entriamo nel mondo del lavoro ci paragoniamo ai colleghi o ai concorrenti.
Per tutta la nostra vita, il nostro valore viene fissato in base a parametri esterni, ai risultati che altri hanno deciso per noi.
Questo meccanismo culturale è alla base del vivere in società: essere inseriti in una comunità significa confrontarsi con gli altri. Più una società è popolosa e più serviranno parametri oggettivi (voti a scuola, sogni guadagnati, posizione lavorativa e relazionale…) per comprendere come ogni individuo si inserisce all’interno della propria comunità. Non è un modello perfetto, ma frutto di scelte culturali fatte per centinaia di anni, e penso che la strada per cambiarlo sia prima di tutto personale.
Per questo motivo l’articolo che stai leggendo non sarà una critica ai metodi educativi o alle nostre dinamiche culturali: sarebbe l’ennesima critica sterile e non porterebbe di certo ad una rivoluzione. Anzi, ti darebbe l’ennesima scusa per continuare a portare rabbia, frustrazione e senso di impotenza nella tua vita (e noi non lo vogliamo vero?!).
Questo articolo è scritto per gli adulti che siamo oggi, adulti che possono cambiare le conseguenze di questa educazione e che possono prendere in mano la propria vita e farne una vita felice e realizzata… e questa sì che sarebbe una vera rivoluzione. 😄
Parola d’ordine responsabilità
La prima riflessione da fare è come una medicina amara ma potente: c’è un primo passo imprescindibile da compiere per smettere di paragonarci continuamente agli altri.
Scegliere di prenderci la responsabilità di come stiamo con noi stessi e decidere di uscire dal tunnel del fare-le-cose-giuste.
Ciò che alimenta il meccanismo del paragone infatti è il nostro desiderio di rendere gli altri orgogliosi di noi, di voler fare colpo o di volerci sentir dire che abbiamo fatto bene, che abbiamo agito o performato nel modo corretto, o che le nostre scelte sono giuste.
Forse penserai che il problema principale nel confronto con gli altri, risieda nella critica e nei giudizi negativi. In realtà, ciò che ci imprigiona di più sono i successi, i voti alti, i giudizi positivi: la scarica di gioia che ci provocano sono il motivo per cui scegliamo di continuare a fare le nostre scelte in base a ciò che fanno gli altri (o che pensano gli altri).
È la spasmodica ricerca di un’ennesima conferma esterna del nostro valore che ci spinge a confrontarci con il mondo esterno. L’abitudine umana ad auto-criticarsi poi, conclude il lavoro e ci fa sentire inadeguati.
Il nostro Critico Interiore è una vocina nella nostra testa molto attiva, presente e che non perde occasione di farci notare le nostre mancanze per spingerci a migliorare. Un processo molto doloroso, difficile da disinnescare se non ci si lavora intensamente.
Quindi se vuoi smettere di sentirti peggiore degli altri, se vuoi smettere di fornire validi argomenti al tuo Critico Interiore, è necessario che tu decida di rinunciare alla gratificazione momentanea dei giudizi esterni positivi.
Ci tengo a precisare che questo non significa che non ne dovrai più ricevere, anzi: la strada dell’autorealizzazione è piena di conferme esterne. Da quando ho scelto di fare le cose “a modo mio”, ogni giorno ricevo una valanga di amore e di sostegno da amici, clienti, colleghi… in misura esponenziale rispetto a quando castravo me stessa pur di fare contenti gli altri, o fare le cose come “i miei colleghi di successo”.
Ma c’è un grande “ma”: le gratifiche esterne sono un effetto collaterale positivo delle mie scelte. Scelte che faccio perché rendono felice me, perché mi fanno sentire bene a prescindere da tutto.
Ciò che è cambiato è l’ordine degli addendi nell’equazione della mia vita:
Non faccio le mie scelte in base al giudizio degli altri o alle scelte altrui, ma ricevo feedback dal mondo esterno in merito alle scelte che ho fatto per me stessa.
E anche se i feedback non sono sempre positivi, questo non peggiora l’idea che ho di me stessa.
Voglio una vita che mi renda felice, non che mi renda “giusta”.
Costruisci una vita a modo tuo
Come sostituire quindi le gratificazioni esterne che riceviamo da tutta la vita?
Come riempire il senso di vuoto e di confusione dato dalla scelta di smettere di paragonarci agli altri?
Come faremo a sapere se stiamo agendo correttamente, se le nostre scelte sono ok?
Il secondo importante passo di questo percorso richiede di allenare l’ascolto e l’osservazione di noi stessi, una capacità che potresti aver messo in panchina anni fa.
È fondamentale spostare il Nord della bussola della nostra vita da fuori a dentro di noi:
- ascoltare i nostri bisogni e le nostre fragilità
- imparare di nuovo a conoscere cosa sia giusto per noi
- valutare le nostre scelte in base al parametro “mi rendono felice/mi piacciono/aumentano la mia realizzazione…”
Tutto questo per capire quale sia il senso profondo della nostra vita e comprendere come realizzarlo a modo nostro.
Ognuno di noi viene al mondo con un bagaglio di attitudini tutte proprie, che non sempre vengono messe a frutto; anzi, molto spesso vengono dimenticate e lasciate in un angolo per fare le scelte più “giuste”.
Quelle attitudini sono invece il nostro tesoro più grande, perché quando una persona segue se stessa e si porta nel mondo “a modo suo”, sarà potente, attraente, forte, felice, realizzata, creativa.
Sarà piena di idee e di certezze, perché saprà sempre dove cercare le proprie risposte.
Quando incontriamo persone così le riconosciamo subito: hanno una luce speciale negli occhi che le rende irresistibili e che aumenta esponenzialmente la loro possibilità di successo.
Perciò paradossalmente, smettere di fare le cose “perfette e giuste”, lasciar andare la voglia di compiacere gli altri, ti fa avere molto più successo e soddisfazione.
Ovviamente serve sempre senso critico ed equilibrio nella vita: io ascolto i feedback dei miei clienti o di persone che valuto competenti e di cui mi fido. E se serve, cambio strada o idea. Ascoltare noi stessi non significa diventare autoreferenziali.
Anche in questo caso, proprio perché conosco e proteggo la mia direzione profonda, e mi prendo cura di me stessa, riesco con maggiore facilità a mettermi in gioco e accogliere i feedback esterni: dato che il mio valore come persona non è più in discussione, mi sento più a mio agio nel confronto con gli altri.
Fare questo cambiamento non è immediato né facile (per questo ho creato You Academy: un percorso di crescita personale in cui lo facciamo insieme 😄), ma ne vale tantissimo la pena.
Anche se non dovessi avere successo, avrai vissuto momenti ricchi di vita, di Senso, di creatività, di allegria e di entusiasmo.
L’alternativa è una vita giustissima, trascorsa a rincorrere il giudizio e i risultati degli altri, a cui mancherà sempre un ingrediente fondamentale: TU.