Il senso di inadeguatezza: cos’è e come superarlo

“Non sono all’altezza”

“Non sono abbastanza”

“Non mi sento in grado di affrontare questo compito”

“Mi sento un pesce fuor d’acqua”

“Penso che gli altri siano migliori di me”

Il senso di inadeguatezza si insinua nelle nostre vite spesso e volentieri, pervade le nostre esperienze, soffoca i nostri sogni.

Ci fa sentire piccoli/e anche quando siamo grandi, ci fa rimandare l’inizio di un progetto per continuare a studiare e formarci perché ci fa sentire impreparati/e.

Ma da dove arriva questa sensazione? Da dove nasce? E soprattutto, come possiamo superarla?

Questa inadeguatezza scaturisce da un inganno insidioso, certamente radicato nel nostro vivere sociale.

La società e l’educazione: l’origine del nostro senso di inadeguatezza

Vivendo in società, siamo sottoposti a degli standard che (ci piaccia oppure no) ci vengono imposti, ma siamo noi a scegliere di voler sottostare a queste imposizioni, lo decidiamo da piccoli, mooooolto piccoli.

Da bambini, siamo vulnerabili e dipendiamo fortemente dall’affetto e dalla stima dei nostri genitori, nonni, insegnanti. Abbiamo bisogno che loro ci vedano, che ci dimostrino affetto, che si prendano cura di noi (anche se questo implica qualche litigio di tanto in tanto), che ci proteggano.

Sviluppiamo, così, delle strategie personali basate su personali inclinazioni naturali (che sono uniche e diverse per ognuno di noi) e sulle circostanze con cui ci confrontiamo. 

Ed è proprio da queste strategie che nasce il senso di inadeguatezza: nel tentativo di far felici le persone a noi care, di non deluderle, per garantire che continuino a volerci bene, a non lasciarci soli, ad amarci e a proteggerci.

All’interno di noi, per tutti questi motivi, sviluppa così un personaggio, un controllore interno, un “Critico Interiore” (ne ho parlato a lungo in questo video sul mio canale YouTube) che vuole verificare che gli standard imposti (fondamentali per la nostra sopravvivenza) siano rispettati. 

Ma cosa fa esattamente questo nostro guardiano, nato con le migliori intenzioni per garantirci protezione e farci ottenere amore?

Il Critico in azione: da dove arriva il senso di inadeguatezza

Immagina il nostro Critico Interiore come un poliziotto esperto sempre vigile e con un quadernino sempre a portata di mano.

Non appena nota una regola sociale che funziona per noi, lui prende nota con la sua pennina su quel quadernino.

come si deve salutare qualcuno, 

ottenere buoni voti a scuola, 

non litigare con i fratelli…

Lui prende sempre nota, e per ogni comportamento si appunta in grassetto se le persone intorno a noi considerano corretto o meno quel comportamento. 

Una volta che ha registrato tutte queste regole, attiva il suo radar, vigilando su di noi di giorno e, a volte anche di notte, per assicurarsi che noi rispettiamo queste regole, che facciamo le cose per bene e che non deludiamo nessuno.

È un lavoro impegnativo, costante, ma essenziale per mantenere il controllo. 

Infatti lui sa bene che l’unico modo per farci voler bene dagli altri, è fare in modo che tutte le nostre regole interiori vengano rispettate. Per tutta la vita continuerà a segnalarci tutte le cose che potremmo fare male, tutti gli aspetti in cui ancora non siamo a posto, affinché possiamo comportarci nel modo giusto e preservare l’obiettivo finale: continuare ad essere amati.

E il senso di inadeguatezza? È la sensazione che l’azione del Critico fa nascere in noi.

Ci giudica costantemente, facendoci sentire impreparatə, non all’altezza, in modo da spingerci a migliorare, a non fare brutte figure, ad ottenere i risultati migliori.

Il paradosso del Critico: aiutarci facendoci (anche tanto) male

Che succede però quando il radar del nostro Critico comincia a suonare? Che succede dentro di noi quando lui si rende conto che non ci stiamo comportando come dovremmo secondo quelle che sono le regole scritte in quel quadernino?

Succede che ci fa del male, tanto male.

Lui vuole proteggerci, non dimentichiamocelo, e siamo stati noi (da qualche parte tanti taaanti anni fa) a crearlo dentro di noi perché lo facesse. È una parte di noi che. Lui cerca di farci reagire, e sa che per riuscirci deve farci farci soffrire un po’ funzionerà: per il nostro Critico, un po’ di sofferenza è un prezzo da pagare per evitare di essere giudicati dagli altri, abbandonati, esclusi.

Cerca di farci sentire sbagliati in qualche modo, perché sa che se ci sentiamo sbagliati, allora corriamo ai ripari, cerchiamo di migliorare, modifichiamo il nostro comportamento e lo allineiamo a quello che lui ha scritto su quel quadernino.

È paradossale, lo so, ma funziona così.

Il senso di inadeguatezza nasce da questa modalità, da questo meccanismo interiore che ha proprio l’obiettivo di migliorarci. 

È un po’ come un insegnante vecchio stampo che ci punisce ogni volta che facciamo un errore (o che non siamo appropriati… secondo lui).

Il problema è che l’insicurezza, è esattamente la condizione peggiore per migliorare. Tutti noi miglioriamo quando ci troviamo in un clima di accoglienza, di accettazione, privo di giudizio. 

Per migliorare davvero dobbiamo riuscire a superare quel senso di inadeguatezza e avere abbastanza fiducia in noi da concederci anche errori e imperfezioni.

I due passi da compiere per superare il senso di inadeguatezza

Alt (=non farti ingannare dal titolo 😆). Sì, è vero, possiamo superare il senso di inadeguatezza in due passi, ma così come prima di imparare a correre dobbiamo imparare a camminare, prima di fare un passo, dobbiamo renderci conto di dove siamo, il nostro punto di partenza.

Quel punto di partenza è la presenza del Critico Interiore nella nostra vita.

Prima di pensare di metterlo da parte dobbiamo imparare ad accettarlo per quello che è, una parte di noi che ci ha aiutatə a diventare chi siamo oggi e che, se trasformata, può davvero aiutarci a migliorare.

Una volta che l’avremo accettato, impareremo ad odiarlo sempre meno, ad accoglierlo e a capire cosa ci vuole dire quando ci invia i suoi segnali e soprattutto a capire qual è la nostra fragilità che lui cerca di nascondere al mondo.

Facciamo un passo indietro, riprendiamo le prime pagine di quel quadernino…

Tutti quei comportamenti “sbagliati”, non sono tutti da buttare via: le regole possono diventare più flessibili, possiamo considerare nuovi punti di vista, ampliare le nostre possibilità di azione.

Il quaderno delle regole che il Critico fa rispettare di solito contiene indicazioni rigide e assolute, perché il Critico non ha mezze misure. 

La paura è che se quelle regole non fossero state rispettate, se la nostra anima fosse stata messa a nudo, il mondo ci avrebbe odiato, non ci avrebbe amati, rispettati e noi non saremmo sopravvissuti.

Si è un po’ tragico ed estremo, ma lui è fatto così 😆

Se riuscissimo a ritrovare quelle fragilità, a riscoprire quei comportamenti che lui cerca di nascondere al mondo (anche a noi stessə), allora potremmo ritornare in contatto con quella parte di noi, accoglierla di nuovo, e magari potremmo scoprire che in fondo non è poi così male…

Vuoi davvero che il senso di inadeguatezza si plachi? 

Vuoi che il Critico smetta di farti sentire la persona più sbagliata del mondo? 

Lavora sulla tua flessibilità, comincia ad accogliere la tua sensibilità, comincia a guardarle non come a dei difetti, ma come a dei tesori, come appunto delle potenzialità, come delle parti così importanti, ricche di sensibilità, di emozioni, di tenerezza. 

Se solo tu riuscissi a guardarle con occhi diversi, se solo tu riuscissi a dar loro il giusto valore, allora lo farebbero anche gli altri. 

Se impariamo ad apprezzare le nostre fragilità, il nostro valore non sarà mai in discussione.

Io in prima persona ci ho lavorato tantissimo: è quasi impossibile riuscirci con la sola forza di volontà perché il Critico è molto potente. 

Negli anni ho trovato tecniche e strumenti che mi hanno permesso di fare tutto questo e che condivido nel mio lavoro di coach ogni giorno.

In particolare ho creato You Academy, un percorso di coaching di gruppo, per poter rendere semplice e fattibile per chiunque fare spazio al nuovo, riuscire a trasformare il proprio senso di inadeguatezza in calore: il calore dell’amore verso noi stessə.

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